LA VERA STORIA DEI BOLLI COL “NUMERO DISTINTIVO FRAZIONARIO” USATI SULLA CORRISPONDENZA
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Il 1° gennaio 1890 vennero aperti otto uffici postali e precisamente Grandola (CO), Gildone (CB), Gizzeria (CZ), Lauria Superiore (PZ), Migliano (PI), Pitelio (PT), San Romano (PI), Tarsogno (PR): ad essi furono assegnati gli ultimi bolli numerali a sbarre, dal 4466 al 4473. Nel decennio successivo si maturò la riforma che condusse all’assegnazione ad ogni ufficio postale di un “numero distintivo frazionario” (questa è la definizione postalministeriale). Non sarà difficile giungere, con opportune ricerche, all’anno in cui fu adottata questa nuova numerazione. Per ora da alcuni dati incontrovertibili si possono trarre le seguenti deduzioni: il CICLOSI (6) ha riprodotto nel suo articolo un libretto di risparmio postale di Fiuminata (Macerata) da cui si evince che nel 1910 il frontespizio portava già prestampato il numero distintivo frazionario dell’ufficio postale. Il VALENTINI (5) afferma che l’ufficio locale PT di
Antoliva (Novara) aperto nel 1906 come ricevitoria postale di seconda classe ebbe il frazionario 41/11, un numero di ufficio che corrisponde alla sequenza alfabetica e pertanto fa pensare che proprio in quegli anni, tra il 1905 e il 1910, venisse redatto l’elenco alfabetico degli uffici di ogni provincia ai fini dell’assegnazione del “numero distintivo frazionario”. Ogni ufficio PT venne fornito del bollo “frazionario in parentesi” e del bollo “lineare con frazionario in parentesi” (quest’ultimo in un secondo tempo
e non a tutti gli uffici, almeno credo). Questi bolli servivano (e servono) esclusivamente per le operazioni “a denaro” e venivano apposti sui vaglia, sugli stampati relativi a movimenti di denaro e sulle ricevute di deposito dove c’era uno spazio apposito per il frazionario in parentesi.
Sia su queste ricevute e sia sui libretti delle Casse di Risparmio postale c’erano pure spazi rotondi per l’apposizione del bollo nominale dell’ufficio. Nei libretti esisteva lo spazio “Bollo per ogni operazione”: anche il solo riporto del saldo da una pagina a quella successiva richiedeva la convalida del Bollo tondo dell’ufficio PT e fino al 1914, come correttamente afferma il CICLOSI (6). veniva apposto il bollo che si usava normalmente per la corrispondenza. Logica conseguenza fu quella di pensare all’uso di un bollo rotondo dell’ufficio per i servizi a denaro che non fosse quello per la corrispondenza e che avesse quelle caratteristiche che contraddistinguevano il servizio a denaro ovvero la presenza del numero distintivo frazionario. L’esigenza ebbe sicuramente il benestare del Ministero se tutte le province usarono questo tipo di bollo: l’unico inconveniente fu che, come dice l’ANGELLIERI (4), l’incarico di provvedere alla incisione dei bolli fu lasciata alle Direzioni Provinciali, il che spiega la grande difformità dei medesimi.
L’interesse che hanno questi bolli per il collezionista, al di là del loro significato marcofilo, è dato dal fatto che moltissimi uffici postali, oltre che usarli per i servizi a denaro, li usarono anche sulla corrispondenza in partenza ed in arrivo, per le raccomandate e per gli espressi, ecc. Alla luce pertanto di questo interesse è venuta spontanea la domanda: come li definiamo? Come li aggettiviamo perché tra di noi si possa sinteticamente parlarne? In proposito si è scritto anche troppo. Avevamo proposto l’aggettivo “numeralizzato” (7) che invero non è piaciuto molto e che il PLATONE (8) ha trovato “raccapricciante”; lui stesso nel suo secondo articolo in merito, ha continuato a definirli “balneari”, aggettivazione che avevamo definito “personale” e che in realtà c’entra come i cavoli a merenda. Recentemente un collezionista del Canavese ha proposto “bolli matricolari” riprendendo, senza saperlo, la definizione che negli anni ’30 aveva dato il BERNARDELLI (1) del “frazionario in parentesi”: “bollo di matricola o di origine relativo al documenti emanati da ogni ufficio postale”. Ogni collezionista usi la sintesi aggettivata che più gli aggrada; tutti però ricordiamoci che in base alla definizione ministeriale l’espressione più corretta anche se prolissa è: “bolli con numero distintivo frazionario”. Il secondo quesito che possiamo farci è il seguente: da quando gli uffici postali hanno avuto in dotazione questi bolli e quale è stato il loro periodo d’uso sulla corrispondenza? In proposito posso apportare una ulteriore notizia a quanto è stato detto sinora grazie al VALENTINI (5) che riporta la prima data d’uso di uno dei bolli con numero distintivo frazionario in dotazione all’ufficio PT di Intra (NO): il 17 maggio 1914. Non è detto però che la prima data d’uso di questo bollo destinato al servizio a denaro sia anche la prima data d’uso su corrispondenza. In merito poi al periodo d’uso confermo quanto già scritto in proposito nel precedente articolo (7).
Una non indifferente appendice a quanto appena detto è la segnalazione che esiste una seconda generazione di bolli numeralizzati ovvero con numero distintivo frazionario. Essi sono stati forniti negli anni 1960/70 e sono caratterizzati dalla particolarità di avere la lunetta superiore occupata dal numero provinciale e quella inferiore dal numero distintivo dell’ufficio.
Questi bolli vengono usati quasi esclusivamente per i servizi a denaro, il che conferma quanto scritto in proposito grazie alla ricerca fatta dal CICLOSI (6) che ha chiarito la questione; non comprendo di conseguenza come si possa ancora parlare di un “tentativo di attuare un codice postale negli anni a cavallo della prima guerra mondiale” come appare nel sottotitolo dell’articolo del PLATONE dello scorso dicembre (8). Soffermandomi per il momento sui soli bolli della “prima generazione” ecco che si presentano ancora altri due quesiti che si identificano con due distinte ricerche: a) Quali furono gli uffici che ebbero in dotazione il bollo con il numero distintivo frazionario? b) Degli uffici che lo ebbero in dotazione quali lo usarono anche sulla corrispondenza? A queste domande si potrà rispondere in un futuro non certo prossimo, ma grazie alle ricerche condotte da molti collezionisti (e ringrazio il socio ANCAI, CACACE, che ha messo a disposizione i risultati della sua ricerca personale) a qual che notizia sicura è stato possibile pervenire. Per tutte le 69 province esistenti prima della acquisizione delle “nuove province” in seguito alla prima guerra mondiale sono stati rintracciati bolli numeralizzati su corrispondenza. Sulle province istituite dopo e sino al 1923 vi sono alcune certezze e qualche ombra. Ad ogni buon conto mi pare utile riportare l’elenco dei numeri distintivi delle province con alcune ulteriori informazioni per chi volesse interessarsi a questo tipo di bolli. In mancanza di precisazioni contrarie per tutte le province sono stati rintracciati bolli con numero distintivo frazionario usato su corrispondenza. 1. ALESSANDRIA 2. ANCONA 3. AQUILA DEGLI ABRUZZI (dal 1939 L’Aquila) 4. AREZZO 5. ASCOLI PICENO 6. AVELLINO 7. BARI 8. BELLUNO 9. BENEVENTO 10. BERGAMO 11. BOLOGNA 12. BRESCIA 13. CAGLIARI 14. CALTANISSETTA 15. CAMPOBASSO 16. CASERTA (soppressa nel 1927, ricostituita nel 1945) 17. CATANIA 18. CATANZARO 19. CHIETI 20. COMO 21. COSENZA 22. CREMONA 23. CUNEO 24. FERRARA 25. FIRENZE 26. FOGGIA 27. FORLI’ 28. GENOVA 29. GIRGENTI (dal 1928 Agrigento) 30. GROSSETO 31. LECCE 32. LIVORNO 33. LUCCA 34.. MACERATA 35. MANTOVA 36. MASSA (dal 1938 al 1946: Apuania; ora Massa-Carrara) 37. MESSINA 38. MILANO 39. MODENA 40. NAPOLI 41. NOVARA 42. PADOVA 43. PALERMO 44. PARMA 45. PAVIA 46. PERUGIA 47. PESARO (ora Pesaro e Urbino) 48. PIACENZA 49. PISA 50. PORTOMAURIZIO (dal 1923 Imperia) 51. POTENZA 52. RAVENNA 53. REGGIO CALABRIA (ora Reggio di Calabria) 54. REGGIO EMILIA (ora Reggio nell’Emilia) 55. ROMA 56. ROVIGO 57. SALERNO 58. SASSARI 59. SIENA 60. SIRACUSA 61. SONDRIO 62. TERAMO 63. TORINO (sono stati già catalogati 200 bolli) 64. TRAPANI 65. TREVISO 66. UDINE 67. VENEZIA 68. VERONA 69. VICENZA Quanto ora dico sui tre successivi numeri va preso con il beneficio di inventario. 70. Assegnato alla Venezia Tridentina con capoluogo Trento e poi abbandonato alla costituzione della provincia di Trento. Finora non abbiamo trovato bolli con il frazionario 70/… Attualmente non corrisponde ad alcuna provincia. 71. Assegnato alla Venezia Giulia e precisamente 71.a per Trieste e 71.b per Istria e poi abbandonato alla costituzione della provincia di Trieste. Finora non abbiamo trovato bolli con il frazionario 71/… (Nel 1970 è stato assegnato alla nuova provincia di Isernia). 72. Assegnato alla nuova provincia di Zara e poi abbandonato. Finora non abbiamo trovato bolli con il frazionario 72/… (Nel 1974 assegnato alla nuova provincia di Oristano). 73. Attualmente non corrisponde ad alcuna provincia. 74. TRENTO 75. TRIESTE (1923) (Finora non abbiamo trovato bolli con il frazionario 75/…). 76. ASTI (1935: non dovrebbero esistere bolli della prima generazione). 77. Attualmente non corrisponde ad alcuna provincia. 78. SPEZIA (1923). Dal 1930 La Spezia. 79. Provincia dello IONIO (1923). Dal 1951 Taranto. Per tutte le province istituite dopo il ’23 non sono stati reperiti bolli numeralizzati su corrispondenza, ma poiché alcuni collezionisti potrebbero essere interessati alla ricerca dei bolli numeralizzati della seconda generazione completiamo l’elenco con le province costituite dopo il 1923. 88. BOLZANO (1927) 87. BRINDISI (1927) 86. SAVONA (1927) 85. PISTOIA (1927) 84. PESCARA (1927) 83. ENNA (1927) 82. non assegnato 81. FROSINONE (1927) 80. NUORO (1927) 76. ASTI (1935) 72. ORISTANO (1974) 71. ISERNIA (1970) 89. VARESE (1927) 90. VERCELLI (1927) 91. PORDENONE (1968) 92. TERNI (1927) 93. MATERA (1927) 94. RIETI (1927) 95. VITERBO (1927) 96. LITTORIA (1934) (dal 1945: Latina) 97. RAGUSA (1927) 98. AOSTA (1928) 99. GORIZIA (1927) Questo ultimo elenco chiarisce e spiega l’errore commesso dal PLATONE nel suo ultimo articolo (8) dove cita la provincia di Aosta col n. 83 e Pont Saint Martin col frazionario 83/231 in data 28.6.1923. Sicuramente l’impronta non chiara l’ha tratto in inganno: trattasi del 63/237; infatti Pont Saint Martin nel 1923 era in provincia di Torino e l’ufficio postale aveva il numero 237. Mi pare interessante a questo punto presentare un documento con un altro bollo esclusivamente usato, in genere, per i servizi a denaro ed in questo caso, eccezionalmente, posto a fungere da nominale accanto a un datario muto. Si tratta chiaramente di un uso occasionale, nel senso che servì ad affrontare l’emergenza costituita dalla mancanza del normale bollo datario.
Concludo questa seconda puntata elencando gli autori che hanno trattato questo argomento ed i relativi articoli da me conosciuti. Sarei grato a tutti i lettori per le eventuali segnalazioni e correzioni. 1) BERNARDELLI L. Gli annullamenti del Regno d’Italia. La rivista filatelica d’Italia. Gennaio 1933. 2) SETTEPASSI E. Viareggio e la sua storia postale. Circolo Filatelico Apuano. Viareggio 1979. 3) PLATONE D. I bolli “balneari”. Il collezionista. Settembre 1983. 4) ANGELLIERI E. I bolli numerali frazionari. Cronaca filatelica. Febbraio 1984. 5) VALENTINI R. Storia postale della Città di Verbania. Ed. Alberti. Intra 4/1984. 6) CICLOSI M. I servizi dei risparmi e delle corrispondenze nella provincia di Macerata: annulli di emergenza. Numero Unico di Picena 84. Maggio 1984. 7) ROBETTI I., BONADEO C., CACACE L. I bolli numeralizzati. Numero Unico Torino 84, ottobre 1984 e L’Annullo del dicembre 1984. 8) PLATONE D. I bolli “balneari”. Il collezionista. Dicembre 1984.